11 motivi per amare Pavel Nedved

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11/11/11. Un numero solo, ripetuto tre volte, che non può che far venire in mente colui il quale ha portato il maggior lustro a questo numero negli anni '90 e 2000, non solo alla Juve, non solo in Italia, ma nel mondo. Pallone d'oro 2003, e già basterebbe a consacrarlo nella Hall of Fame del calcio mondiale. 11 però è anche il numero cardine, quasi poetico di questo gioco meraviglioso, che purtroppo di poetico ci lascia ben poco ormai in eredità, se non personaggi, o meglio Persone come Pavel Nedved. Di motivi per amare il Ceco, ne esisterebbero forse 11 milioni, ma vogliamo enfatizzare ancora di più questo che secondo noi è il suo giorno, con una personalissima lista di ragioni per le quali non si può che amare il Leone di Cheb.

1- LA CRINIERA DEL LEONE. Come dimenticare la sua folta chioma bionda, compagna di mille scorribande su e giù per il campo, segno inconfondibile del suo passaggio, quello svolazzare di fili dorati, tanto silenziosi e composti fuori dal campo, quanto indomiti e selvaggi, da vero leone, in campo.

2- LA GRINTA. La capacità di essere sempre fresco, atleticamente perfetto, una macchina progettata per il calcio, si è ritirato quando sapeva di poterne fare almeno altri 2 di anni, senza sentire il peso dell'età, lottando dal 1' al 90' senza mai far trapelare un filo di stanchezza.

3- L'ELEGANZA. Soggetto curioso Pavel, capace di esaltare per la sua forza straripante, e di coniugarla ad un bagaglio tecnico di prim'ordine, non solo per le giocate che sapeva regalare, ma per la classe innata con cui lo faceva, tipica di chi è nato con un pallone tra i piedi.

4- IL SILENZIO. Silenzioso, taciturno ma leale ed affidabile, ha sempre saputo discernere l'uomo Pavel dal calciatore Nedved, semplicemente non parlandone, tenendo fuori la sua famiglia e la sua vita privata dall'universo calcio. L'affetto ai tifosi non ha mai avuto bisogno di dichiararlo, gli è sempre e solo bastato esserci.

5- LO SGUARDO. Tipico di chi viene da un altro pianeta, di chi si è fatto da solo venendo dal nulla, grazie solo alla dedizione al sacrificio, alla fatica e al sudore. Gladiatore, guerriero, bastava guardarlo negli occhi in campo per capire che ti avrebbe divorato.

6- IL TIRO. Si defila sulla sinistra, dribbling a rientrare e botta tremenda, uno stereotipo vincente del gioco di Nedved. Ci si è sempre chiesti come potesse tirare così forte e così preciso, ma quando parli di un fenomeno, spesso le spiegazioni sono superflue.

7- I GOL. 51 solo con la maglia della Juve, mai banali, sempre spettacolari e soprattutto sempre decisivi, si legga gol al Real Madrid per maggiori informazioni.

8- IDOLO DELLA CURVA. "Scusa Zizou ma l'amore è Ceco", "Clonate Nedved", "Furia Ceka", sono solo alcuni degli striscioni dedicati al biondo di Cheb, già da subito nel cuore dei tifosi, Capitano all'occorrenza, trascinatore vero. Sono questi i giocatori che la curva ama.

9- LA SERIE B. Nel momento più nero della storia Juventina, fa una precisa scelta di vita, dettata dall'amore per quella società che tanto gli ha dato e a cui lui ha dato l'anima, resta in serie B. Tutti coloro che lo hanno fatto insieme a lui, vantano e vanteranno sempre un credito infinito presso i tifosi bianconeri.

10- LE SCONFITTE E LA CHAMPIONS MAI VINTA. Vi chiederete perchè questa scelta. Troppo facile ringraziarlo per quello che ci ha fatto vincere. Grande nelle vittorie, Immenso nelle sconfitte. La sua sconfinata voglia di calcio e di vittoria, lo ha sempre tenuto mentalmente su un filo sospeso in aria, sul quale ha sempre ballato. Quando ha rischiato di cadere si è sempre rimesso su ed ha sempre lottato fino alla fine. Indimenticabile la disperazione per aver preso quel giallo in semifinale nel 2003. Chissà che finale sarebbe stata...

11- PAVEL NEDVED. All'undicesimo punto non potevo che accostare il suo nome, lui, semplicemente Pavel, grandioso in tutto quello che ha fatto, umile ma signore, campione ma senza presunzione, sempre pronto ad essere un riferimento per tutti e ancor prima per sè stesso. Uno come lui nasce ogni 100 anni, siamo fortunati di averlo visto calcare i prati verdi vestito con i più bei colori del mondo. Grazie Pavel.


Maurilio Annese

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