CAMPIONI D'ITALIA!

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Il campo. Dove si doveva chiudere tutto, e dove tutto si è chiuso questa notte. La Juve si riprende il tricolore e lo mette sulle maglie, lo scudetto torna dove era di casa, prima del 2006, prima del grande buio di Calciopoli, di anomalie nerazzurre e di diaspore irreali, di campi di provincia e di cadetteria, di una risalita lenta e schiumata di rabbia, di dolore e conclusa grazie alla fame, alla tenacia, al lavoro, alla forza di un guerriero come Conte che ha preso per mano la sua Signora, stavolta dalla panchina ma allo stesso modo delle vittorie che aveva conosciuto: sul campo. Sul campo la Juventus è Campione d'Italia, mai battuta, davanti a tutti: è tornata a far paura e a riprendersi quello che le era stato negato per anni, festeggiando il primo titolo che si festeggerà dove la storia bianconera è sfilata a settembre e dove la storia bianconera ripartirà: la casa della Juve, dove lo scudetto è di casa. 

TRIESTE URLA: VUCINIC PRIMA, MILITO POI - La notte magica inizia in contemporanea a Trieste e Milano: Conte sceglie Matri come partner di Vucinic e conferma il 3-5-2 nonostante la mossa di Ficcadenti che si gioca dall'inizio Ibarbo e il tridente a scapito di Cossu che finisce in panchina. Partita subito dura con un bel duello tra Marchisio e Ekdal, svedese dal cartellino bianconero ancora per metà, e subito sbloccata alla prima azione pericolosa: Cagliari schiacciato, Bonucci vede il movimento del montenegrino e lo lancia con tempismo perfetto, Vucinic (con un braccio in fuorigioco) entra in area e indisturbato batte Agazzi in uscita, nel boato dei quindicimila tifosi bianconeri arrivati a Trieste: in questo momento, con il derby milanese ancora sullo 0-0, la Juventus sarebbe Campione d'Italia. San Siro dove pochi minuti dopo la legge del calcio si impone inesorabile: Ibra si divora una facile occasione per il vantaggio e sul ribaltamento di fronte è l'Inter a passare, con Milito che al contrario del collega rossonero non fallisce il tocco sottoporta. E la notizia arriva immediatamente al Nereo Rocco, che esplode di nuovo e sente il sapore dello scudetto.

GOL FANTASMA DI CAMBIASSO. RIGORE REGALATO A IBRA 
- Marchisio, Pirlo e Pepe, inizia il classico festival delle occasioni fallite per il raddoppio bianconero. Siluro di Sneijder non trattenuto da Abbiati, Lucio scarica di potenza il 2-0 in rete ma il brasiliano è in offside. Caceres al 26', Lichtsteiner ko colpo alla testa esce in barella con il collo bloccato. Pirlo, palo su calcio d'angolo. Il Milan accusa, l'Inter affonda i colpi: Abbiati salva a ridosso della linea un colpo di testa di Cambiasso, una parata alla Buffon su Muntari con le tv incapaci di chiarire se il pallone sia entrato o meno, e ancora il portiere rossonero nega a Sneijder il 2-0, stirandosi nell'occasione e lasciando il posto ad Amelia. Milan ferito ma sempre velenoso, Julio Cesar è miracoloso nel chiudere lo specchio a Ibrahimovic, mentre a Trieste Pinilla prova da distanza siderale spaventando Buffon e tutto il mondo bianconero. Ma è a San Siro che continua a succedere l'incredibile: Rizzoli regala un clamoroso rigore al Milan, con Julio Cesar che interviene sul pallone sull'iniziativa di Boateng, e a nulla valgono le proteste nerazzurre né la clamorosa piazzata del portiere che va a disturbare Ibra prima del calcio di rigore, che lo svedese trasforma di potenza rispondendo alla provocazione con sorrisi e un chiaro messaggio a raccogliere il pallone in fondo al sacco. Pari al 44' e finale di tempo nervosissimo, con tante scaramucce in campo, mentre si va negli spogliatoi anche a Trieste.

IBRA, 2-1 LAMPO. CONTRORIMONTA DI MILITO E MAICON CHIUDE I - Al primo minuto della ripresa Ibra completa l'opera e ribalta il derby: tocco sotto sull'uscita di Julio Cesar, 2-1 e fiato sul collo della Juve. A Trieste la cosa più importante che accade è l'ingresso di Cossu, ripescato da Ficcadenti dopo solo 3' per disfarsi di un inguardabile Thiago Ribeiro, ma la girandola di emozioni continua sempre a Milano: Abate cerca di fermare Milito in area trattenendolo in maniera palese, Rizzoli fischia il penalty sacrosanto che lo stesso argentino trasforma per il centro numero 22 in campionato, come il numero di maglia. Lo scudetto si sposta di nuovo sulle maglie bianconere, infuriate con Cossu che vola via su un contrasto spalla a spalla con Chiellini che inizia al limite dell'area e si conclude al suo interno: Orsato punisce con il giallo il tentativo del rossoblù. Ma intanto la Juve, che aveva rischiato tanto sul contropiede degli isolani, perde anche Vidal per un problema, sostituito da Giaccherini. Sembra una partita come tante già viste quest'anno, con il risultato che resta in bilico fino all'ultimo, ma stavolta i bianconeri chiudono sul 2-0 l'incontro per un'autorete goffa di Canini, messo sotto pressione da Borriello appena entrato. A questo punto giochi chiusi, in tribuna e in campo sono tutti in attesa di notizie da Milano. E le notizie che arrivano sono quelle che realizzano un sogno, lo tramutano in realtà. Un mani di Nesta e il controsorpasso firmato ancora da Milito su rigore, il sigillo di Maicon con una fucilata sotto l'incrocio per il 4-2 finale: lo scudetto si stacca dalle maglie rossonere per mano dell'Inter e vola via, vola sulla maglia bianconera. Conte lo urla ai giocatori, il tre a due, e al quarto esplode: nella scia di Lippi e di Capello, il mondo juventino lo abbraccia e con lui il tricolore. Bentornato a casa, scudetto.

Foto (vecchiasignora.com)
Articolo: Tuttosport

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