Cantera Juve, il futuro è qui. Baby da tutto il mondo per vincere domani

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L'ultimo arrivato è Hector Otin Lafuente, «perla de la cantera zaragocista» : ha 16 anni e ricorda David Villa, velocità e freddezza le qualità principali. La Juve lo inseguiva da mesi, come Liverpool e Manchester United, ma soltanto nei giorni scorsi ha raggiunto l'intesa con il Real Saragozza. Martedì, l'attaccante è sbarcato a Torino con i genitori e l'agente Dani Leon: «Ho la possibilità di cimentarmi in uno dei migliori club europei» ha scritto in una lettera ai vecchi tifosi.

SION - Adesso sarà la perla della cantera bianconera. Una delle perle, perché la Juve rastrella i migliori talenti d'Europa. Un progetto ambizioso per aprire un ciclo vincente, costruire un ponte tra settore giovanile e prima squadra, formare in casa i top player senza sperperare decine di milioni. Lo scouting non ha confini, tratti comuni sono serietà e doti tecniche: ci sono ragazzini scovati nelle categorie minori italiane e giovanotti arrivati da oltreoceano. Un'altra faccia nuova, nel gruppo di Marco Baroni, è quella di Leo Bonatini, 18 anni, punta centrale del Cruzeiro e della Seleçao Under 17. Ha gran fisico e buona tecnica, la Juve l'ha soffiato al City. «E' stata la trattativa più laboriosa - confida Giovanni Rossi, responsabile del settore giovanile -: in Sudamerica i cartellini nascondono spesso complicazioni» . Il dirigente bianconero parla da Sion: accreditato per Svizzera-Spagna Under 21, ha seguito anche Svizzera-Italia Under 16. «Vediamo una marea di partite, questo week-end le copriamo quasi tutte. Scarpinare nell'era dei satelliti e di internet? Credo sia fondamentale per abbassare i margini di errore» . Adesso che il settore è stato ristrutturato con l'ingresso del direttore organizzativo Stefano Braghin, 45 anni, scelto dall'ad Beppe Marotta nel Bassano dopo un importante percorso in Lega Pro, Rossi può concentrarsi maggiormente sull'aspetto tecnico. Ed è lui, in collaborazione con il coordinatore tecnico Fabio Paratici, ad allacciare le trattative finali: «Stiamo portando avanti il lavoro iniziato due anni fa, cercando di creare squadre sempre più competitive: preziosi il grande appeal della Juventus e i mezzi che la società ci mette a disposizione».

BABELE - La Juve di domani è una Babele. Jacob Barret Laursen, terzino sinistro danese, arriva dall'Aalborg: promosso dopo uno stage a gennaio, ha appena firmato un triennale. Nicolas Canizares è un centrale difensivo spagnolo: gioiello del Rayo Vallecano B, rapidissimo nonostante il fisico imponente, è stato strappato a Villarreal e Barcellona. Vykintas Slivka è un playmaker lituano cresciuto nel mito di Andrea Pirlo: ha convinto la Juve in un provino effettusto a maggio. Albert Roussos è un trequartista greco, già nella prima squadra del Diagoras Rodi: bruciate Tottenham e Arsenal. Mediano o centrale difensivo, solido e insieme elegante, è lo slovacco Atila Varga: al Michalovche aveva bussato anche il Milan. Albanese è invece il centrocampista Elvis Kabashi: un piccolo De Rossi, giurano gli esperti, arrivato da Empoli con Daniele Rugani, centrale difensivo che s'adatta alla fascia sinistra. Gli stessi ruoli ricoperti dall'altro italiano dell'utima campagna baby: Riccardo Mattelli, giunto in prestito dal Foligno.

ANALISI - Al gruppo potrebbe aggiungersi Ansah Derrick Owusu, 18 anni, centrocampista ghanese nell'ultima stagione a Palermo: è già aggregato, ci sono problemi di tesseramento da risolvere. Non sempre va bene - Hasan Pepic, attaccante montenegrino del Karlsruhe, è sfumato -, ma va riconosciuto che a livello giovanile di top palyer ne sono arrivati diversi. E si badi che l'analisi potrebbe essere allargata scavando nel settore giovanile: Fabio Morselli, attaccante arrivato dal Carpi, Alessandro Conti difensore dal Cesena e Andrea Granzotto terzino dal Vicenza sono tutti classe '98.

Fonte: Corsport (articolo a firma di Antonio Barillà)


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Tanti giovani girati in prestito, ma Pogba è subito una realtà

TORINO, 7 settembre 2012 - Linea verde. Anche in prima squadra. La Juve che guarda al futuro non è fatta solo di Primavera e Giovanissimi: l'ultimo mercato racconta grandi investimenti su calciatori solo un poco più grandi, under 21 da far maturare nel gruppo oppure in giro tra serie A e serie B.

RITIRO - Nicola Leali ha 19 anni e l'etichetta di nuovo Buffon: l'ad Beppe Marotta, dopo il ritiro, ha preferito mandarlo in prestito al Lanciano. In B sono stati inoltre dirottati Alberto Masi, 20 anni, e Richnmond Boakye Yiadom, 19: anche loro hanno lavorato con Antonio Conte a Chatillon e vissuto l'emozione della Supercoppa, poi però, a titolo temporaneo, sono tornati nelle squadre in cui s'erano messi in luce. Il difensore alla Pro Vercelli, l'attaccante ghanese al Sassuolo.

PERSONALITA' - Non è nemmeno passato da Torino, invece, l'attaccante Manolo Gabbiadini, 21 anni il 26 novembre: rilevato dall'Atalanta, è stato subito girato al Bologna. Fa parte della prima squadra, invece, Paul Pogba, 19 anni che stridono con personalità e qualità: alle spalle tre presenze nel Manchester United, abbandonato a parametro zero per indossare la maglia bianconera. Il francese è un predestinato e saprà tagliarsi spazio anche in un centrocampo d'acciaio. Centrocampo, a proposito, rafforzato da Muricio Isla e Awadwo Asamoah, entrambi classe '88: è un'altra storia, ma non si può certo dire che... siano vecchi, la Juve che guarda lontano ha anche il loro volto. E, per completare il quadro, il volto di Gabriel Appelt Pires, Ouasim Bouy, Prince Désir Gouano: tutti in prestito dopo una stagione in Primavera, l'ultimo tratto del percorso di formazione. E in prestito, alla Pro Vercelli, è andato anche Claudio Gentile, centrocampista ex Taranto: un nome che aveva la Juve nel destino.

Fonte: Corsport (articolo a firma di Antonio Barillà)


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Il direttore del vivaio, Braghin: «La rete di osservatori è capillare, valutiamo la persona prima del calciatore. E a Vinovo si condivide tutto»

TORINO, 7 settembre 2012 - Stefano Braghin, direttore organizzativo del settore giovanile, la Juve sta diventando un modello... 
«Cerchiamo semplicemente di portare avanti un progetto che punti sul settore giovanile come asset importante. Per molti anni, per mille motivi, non è stato così: massimo rispetto per chi ci ha preceduto, ma la nuova dirigenza ha voluto ridargli centralità. Da un lato operiamo per rinforzare i gruppi più grandi, dai Giovanissimi in su, con eccellenze a livello italiano ed europeo, in modo da creare risorse per la futura rosa di prima squadra; dall'altro svolgiamo un grande lavoro sull'attività di base, meno visibile però prezioso: setacciando la realtà locale, abbiamo allestito undici squadre».

I ragazzi vengono seguiti in tutto: adesso hanno anche un liceo tutto per loro... 
«Cerchiamo di metterli nelle migliori condizioni possibili: penso al convitto, ai mezzi di trasporto, al centro d'allenamento unico dove la condivisione degli spazi diventa condivisione di filosofia. E' bello che un bambino di sei anni possa giocare a pochi metri da Pirlo. Il liceo è un servizio in più lungo il percorso di crescita: una struttura pensata per ottimizzare impegni scolastici e sportivi».

La prima squadra, per accorciare i tempi d'inserimento, privilegia calciatori italiani oppure stranieri già protagonisti in campionato: nel settore giovanile, la tendenza sembra diversa... 
«Proprio perché seguiamo i ragazzi nell'arco dell'intera giornata, non solo in gara o in allenamento, possiamo lavorare meglio sull'ambientamento. Senza dimenticare che tutto è più semplice perché ci confrontiamo con personalità meno formate. Sia chiaro, però, che per i più piccoli la componente territoriale è importantissima».

Vuol raccontarci, per sommi capi, il percorso che può condurre un giovane talento alla Juventus?
«In Italia abbiamo una rete capillare di osservatori che fa capo al responsabile Claudio Sclosa e al coordinatore dell'area tecnica Fabio Paratici: quando riceviamo una segnalazione, si muove l'osservatore di zona, poi, per gradi, altri nostri uomini e infine Giovanni Rossi, responsabile del settore giovanile. Lui viaggia moltissimo anche all'estero, dove il referente dello scouting è Javier Ribalta, arrivato a giugno come me. Ci tengo a dire che, come per i "grandi", prima del calciatore valutiamo la persona».

Si avverte la sensazione di un legame sempre più stretto tra voi e la prima squadra... 
«L'ad Beppe Marotta ha una grande capacità di coinvolgere i collaboratori e Paratici ha la stessa mentalità: grazie a loro, ci sentiamo parte di un unico progetto. Nella Juve c'è grande rispetto dei ruoli, ma anche grande condivisione».

C'è una figura nuova: un direttore sportivo, Federico Cherubini, che si occuperà esclusivamente dei bianconeri girati in prestito o comproprietà. Molti sono giovani... 
«Le esperienze lontano da Torino diventano spesso la parte terminale del percorso di formazione: un ragazzo può non essere pronto per la Juve, ma è giusto seguirne ancora l'evoluzione e impedire che si smarrisca. Mancava una figura che lo asssistesse in questa fase, che lo facesse sentire comunque parte della famiglia».

Fonte: Corsport (articolo a firma di Antonio Barillà)

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